venerdì, gennaio 27, 2006

La ricerca in Italia


Un tempo i vari Natta, Curie, Fleming e compagnia bella illuminavano il mondo con il faro della scienza, con il loro desiderio di scoprire ed allo stesso tempo di imparare. Non esistevano ancora le multinazionali...

Il cervello è stato sempre un problema, non tanto quello di coniglio (dicono sia ottimo in umido) quanto quello umano.
C'è chi ha cercato di racchiudere il suo agire in rigidi schemi, chi ha provato approcci più morbidi chi ha ridotto tutto al sogno, alla "invidia penis" ed alla vagina cosmica (playboy c'ha fatto i soldi con questo concetto...).

Ora è tutto molto più semplice, basta con piccoli topi bianche e scimpanzè lobotomizzati prendiamo delle giovani matricole le convinciamo che stanno facendo un esperimento (magari gli promettiamo qualche punticino in più all'esame) e tutti insieme facciamo ciò che il mercato richiede.
Serve capire come si comportano i bocia con i nuovi giochi? come agisce la nuova medicina abortiva? stime sull'incremento dei prezzi? No Problem, l'università italiana c'è.

Ma se qualche piccolo pezzo di merda facesse una scoperta vermamente importante? Tipo un nuovo combustibile che costa nulla e non inquina? Basta che qualche azienda compri la licenza e la imboschi in un polveroso cassetto e il caro vecchio mondo rimarrebbe lucroso come prima. Così facendo possiamo anche permetterci di far pagare inutili cure mediche un sacco di soldi, se trovassimo la cura all'AIDS potremmo perdere tutti i guadagni di anticoncezionali, test e cure varie? Ma siamo matti!!!
E poi è così carino, così etico fare "30 ore per la vita", "Telethon" & Co.

Fanculo alla ricerca allora, i miei soldi non li avrete mai. Sapete dove potete mettervele le arance e il fichi beniamino?

p.s.
con questo nulla da dire alla Francy e ai suoi esilaranti esperimenti, che Pavlov sia con te sbavante cocker!